IL VOLLEY IN LETTERE

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Alle pallavoliste e ai pallavolisti,

Lo sport di cui facciamo parte ha un gigantesco bisogno di noi.

Noi.

Noi pallavoliste e pallavolisti. Uomini, donne, giovani, adulti. Non c'è differenza di nome, di cognome, di rete, di altezza, di bravura, d'intelligenza, quando siamo in quel campo. C'è qualcosa che ci fa prendere la palla in mano, senza nemmeno accorgercene.

E' qualcosa che abbiamo tutti. Un'energia semplice e vitale alla quale non possiamo opporci. Scende dalle dita per raggiungere le ginocchia infiammate, sale dalle caviglie alle tempie, e a volte, se ci guardiamo bene l'un l'altro, rimane ben visibile negli occhi. Gli occhi di chi osa, di chi può giocare sul serio. Gli occhi di chi è fiero di ciò che è.

Lo sport di cui facciamo parte ha davvero bisogno di noi. Perché altre persone che stiano dalla nostra parte, dalla parte degli atleti, o sono poche o non ci sono.

Abbiamo bisogno della ragazza che comincia in panchina e poi entra all'improvviso per qualche punto; del ragazzo che ha cominciato da poco e a volte ha persino paura ad entrare in spogliatoio; della ragazza che studia e ha la giornata piena tra università e allenamento; di chi non fa granché - ma è felice; di chi ha figli e di chi non ci pensa proprio. Abbiamo bisogno di chi sogna, di chi spera, di chi ci prova. La pallavolo ha bisogno di tutti noi.

Perché nella sua storia ormai decennale, i pallavolisti e le pallavoliste non hanno mai costruito nulla se non la propria carriera. Carriere lunghe, brevi, appassionanti, deludenti. Bravi i fenomeni, bravissimi. Ma in fondo, quello che di concreto hanno fatto i pallavolisti insieme è nient'altro se non la propria singola carriera e dei bei trofei. Che equivale a dire soldi, successi, fortune - e anche tutto il contrario.

Riflettendoci, non c'è stato ancora un singolo pallavolista in grado di pensare insieme agli altri al bene della sua categoria, al bene del suo movimento, al bene del suo sport. Cosa significa il bene?

Il bene è ciò che spesso non premia l'oggi, ma premia il domani. Desiderano il bene coloro che vorrebbero un futuro più eguale e più giusto. Un futuro in cui ogni mese si possa avere la certezza di percepire lo stipendio per il lavoro che è stato svolto. Un futuro che segua quanto stabilito in un contratto di lavoro. Un futuro senza il vincolo sportivo. Un futuro che non ci renda spettatori di decisioni insindacabili. Un futuro che tuteli la nostra salute fisica, le nostre scelte genitoriali, lavorative, universitarie. Un futuro che ci rappresenti, che sia il frutto della nostra inventiva, delle nostre decisioni. Chi può fermarci? Qualcuno può davvero fermare il bene che vogliamo portare alla pallavolo?

Desiderano il bene coloro che credono che le problematiche possano trasformarsi ed essere risolte. Desiderano il bene coloro che si mettono in discussione, che dialogano e sanno ascoltare.

Desiderano il bene coloro che hanno fiducia negli interessi della collettività pallavolistica, nelle sue opportunità. Perché la collettività pallavolistica è l'erede delle nostre scelte. Non la nostra singolare carriera. Noi scegliamo per i decenni a venire.

Le problematiche non si risolvono da sole. Ed è una fortuna. Sono necessarie le nostre voci, i nostri sguardi, per provare a cambiare ciò che non ci sembra giusto. Se i pallavolisti e le pallavoliste non hanno nulla che vogliono rivedere o cambiare nel proprio sport è utile che domandino, con umiltà, a chi alcune cose le trasformerebbe.

La pallavolo non può permettersi indifferenza né rassegnazione. Deve trovare il coraggio di scegliere per sé e per il suo futuro.

La pallavolo ha bisogno della sua associazione giocatori e giocatrici, affinché noi pallavolisti possiamo riunirci, in tutte le forme che desideriamo, per pianificare il nostro sport e le sue possibilità, la sua bellezza.

È nata AIP. La pallavolo la sta seguendo, ma ancora non basta. Chiunque dica che AIP abbia altri interessi oltre al destino della pallavolo delle giocatrici e dei giocatori dice il falso. Lo prova l'onestà e la caparbietà di centinaia di giocatrici e giocatori italiani e stranieri che non si sono messi da parte ma stanno provando a fare la differenza. Una differenza collegiale e concreta in un momento determinante. Consapevoli che ogni vuoto lasciato da altri pallavolisti andrà in qualche modo riempito: con una tenacia più forte o con altre lettere come questa.

Per ogni dubbio o riflessione cercate di domandare ai pallavolisti, ascoltando la vostra testa senza farvi influenzare da nessun’altra voce o diceria.

Chiedete ai vostri compagni, perché saprete che a rispondervi saranno ragazze e ragazzi che scendono in campo come voi e che respirano e vivono le vostre stesse emozioni.

Tutte/i insieme siamo in grado di pensare e decidere il nostro futuro: il futuro della pallavolo.

Luca Vettori e AIP

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